La Biodiversità esprime la varietà e la variabilità
di tutti gli organismi viventi e dei loro ecosistemi
nel corso del tempo.
Dalla diversità genetica di ogni singolo organismo
alla diversità delle comunità e degli ecosistemi;
la Biodiversità è il motore dell’evoluzione.
Reactive!
Un’impenetrabile foresta tropicale.
Con piante che sfiorano i 70 metri e un intricato sottobosco, queste foreste stagionali sono incantevoli scrigni di biodiversità. Questo tipo di foresta è organizzato a strati, ognuno dei quali ospita fauna e flora specializzata a sopravvivere in quel preciso ambiente. È qui che risiedono la maggior parte delle specie animali e vegetali, in un tripudio di suoni, colori e adattamenti unici al mondo.
Il Gibbone
Possiamo considerare i gibboni dei veri e propri ginnasti della giungla.
Passano la maggior parte del tempo sulle fronde degli alberi e solo di rado scendono a terra. Si spostano da un ramo all’altro a ritmo di “bracciate”, arrivando a compiere spostamenti di 3 metri ad ogni cambio di braccio.
Se i rami sono troppo distanti tra loro sono in grado di compiere lunghi balzi coprendo distanze di quasi 10 metri per raggiungere la meta desiderata. È così che si raccoglie la frutta migliore!
Una natura da tutelare e conservare.
Distese di vegetazione naturale e alberi ad alto fusto a perdita d’occhio. Questa è la nostra immagine di foresta. Il concetto di foresta abbraccia con vigore quello di natura. Dai caldi climi tropicali ed equatoriali ai freddi climi artici, le foreste coprono circa il 30% delle terre emerse. Le foreste rappresentano un bene pubblico preziosissimo per la comunità mondiale: da loro dipende il sostentamento alimentare di milioni di persone, forniscono legno, sono scrigni di biodiversità e contrastano il riscaldamento climatico assorbendo carbonio. Le foreste, con le loro funzioni turistico-ricreative, contribuiscono al benessere sociale ed economico della popolazione.
La formica rossa
Inoltrandosi in una qualsiasi foresta europea, si possono notare grandi nidi di forma collinare rivestiti di aghi di pino e larice. Sono i formicai della Formica rufa, comunemente conosciuta come formica rossa.
È lei il nostro campione di pesi massimi. Le formiche, in relazione alle dimensioni del loro corpo, sono tra gli animali più forti al mondo.
A seconda della specie arrivano a sollevare fino a più di 100 volte il loro peso. Con le loro potenti mandibole a tenaglia sono in grado afferrare saldamente oggetti e prede da trasportare nel formicaio. E quando il peso è troppo? Si punta tutto sull’infallibile lavoro di squadra!
Custode di beni preziosi.
Gli ecosistemi montani sono custodi di beni preziosi e svolgono un ruolo decisivo per la biodiversità. Complici i diversi gradienti altitudinali, le montagne ospitano numerosi ambienti: si va dai campi coltivati dei fondovalle alle vette innevate, passando per boschi, mughete, praterie, ghiaioni e pareti rocciose apparentemente inaccessibili. Ogni ambiente ha plasmato nel tempo le comunità animali e vegetali che risultano perfettamente adattate anche agli ambienti più estremi. Basti pensare ai camosci, in grado di correre sui terreni più dissestati ed esposti o ai pini mughi sferzati dal vento e piegati, senza spezzarsi, sotto metri di neve. Le montagne sono ecosistemi perfetti in cui ogni essere vivente rappresenta un ingranaggio fondamentale di una complessa e preziosa rete ecologica.
Il camoscio
Da far invidia anche al più prestante dei “climber”, il camoscio sembra danzare su pareti e strapiombi.
È in grado di correre a 50 chilometri orari su pendii scoscesi e di compiere grandi dislivelli con innata disinvoltura. Con muscoli possenti, tendini robusti e zampe che aderiscono alla roccia, è un animale perfettamente adattato all’alta montagna.
Il suo segreto risiede principalmente nello zoccolo: il camoscio è in grado di divaricare le dita su cui poggia e di “afferrare” la roccia grazie ad una membrana interdigitale che aumenta l’aderenza e permette all’animale di non scivolare, anche sui terreni innevati.
Con sette specie africane e una australiana, il baobab è famoso per la sua imponenza dovuta principalmente al grande tronco, gonfio di preziosissima acqua.
Per resistere ai lunghi periodi di siccità, il baobab riesce ad immagazzinare nei tessuti spugnosi del suo tronco fino a 100.000 litri d’acqua. Le foglie non sono presenti durante la stagione secca e i fiori si schiudono di notte per permettere agli impollinatori notturni (lemuri, pipistrelli e farfalle) di accedervi.
I baobab sono importanti siti di nidificazione per molte specie di uccelli che approfittano dei suoi robusti rami per trovare riparo e riposo.
Tessitore dei bufali beccorosso
Questo piccolo uccello dall’aspetto poco appariscente è un abilissimo costruttore di nidi.
I nidi sono costruiti con dei ramoscelli spinosi e organizzati in compartimenti diversi. Ogni compartimento ha più camere per le uova e alcune di esse sono rivestite di erba e foglie. I nidi vengono spesso costruiti su alberi dai rami spinosi o sui baobab.
Sono dei veri e propri condomini che possono ospitare più coppie di uccelli, fino all’intera colonia. Del “design” e della costruzione si occupano i maschi, nella speranza di attirare le femmine.
Possiamo immaginare le cime delle montagne come isole, ognuna con le sue caratteristiche, la sua storia e i suoi abitanti.
Anche gli ambienti a noi più inaccessibili possono risultare perfetti per animali o piante in grado di adattarsi perfettamente alla scarsità di cibo, al freddo e alle intemperie. In questi ambienti l’influenza dell’uomo è minima; sono i muschi, i licheni e perfino gli insetti in grado di muoversi sulla neve senza congelare a colonizzare le rocce e i ghiacciai. Sopra di loro volano i gipeti, le aquile reali, i corvi imperiali.
Leopardo delle nevi
Siamo di fronte ad un indiscusso e inavvicinabile maestro di agilità. La sua ombra è leggendaria e il suo mito aleggia nell’aria delle montagne più alte del mondo.
Il leopardo delle nevi non ha eguali nei territori in cui è presente. Le zampe, corte davanti e lunghe dietro, sono perfette per compiere balzi anche di 10 metri; la lunga coda flessibile gli permette di bilanciarsi e mantenere l’equilibrio nel salto e le zampe a pianta larga aiutano a non sprofondare nella neve.
La sua pelliccia folta e maculata riprende i colori dell’ambiente circostante rendendolo perfettamente mimetico: un fantasma silenzioso che osserva dall’alto.
Distese di vegetazione naturale e alberi ad alto fusto a perdita d’occhio. Questa è la nostra immagine di foresta.
Il concetto di foresta abbraccia con vigore quello di natura. Dai caldi climi tropicali ed equatoriali ai freddi climi artici, le foreste coprono circa il 30% delle terre emerse. Le foreste rappresentano un bene pubblico preziosissimo per la comunità mondiale: da loro dipende il sostentamento alimentare di milioni di persone, forniscono legno, sono scrigni di biodiversità e contrastano il riscaldamento climatico assorbendo carbonio.
Le foreste, con le loro funzioni turistico-ricreative, contribuiscono al benessere sociale ed economico della popolazione.
La formica rossa
Siamo di fronte ad un indiscusso e inavvicinabile maestro di agilità. La sua ombra è leggendaria e il suo mito aleggia nell’aria delle montagne più alte del mondo.
Il leopardo delle nevi non ha eguali nei territori in cui è presente. Le zampe, corte davanti e lunghe dietro, sono perfette per compiere balzi anche di 10 metri; la lunga coda flessibile gli permette di bilanciarsi e mantenere l’equilibrio nel salto e le zampe a pianta larga aiutano a non sprofondare nella neve.
La sua pelliccia folta e maculata riprende i colori dell’ambiente circostante rendendolo perfettamente mimetico: un fantasma silenzioso che osserva dall’alto.
Tra minuscole particelle di vapore acqueo e cristalli di ghiaccio, si compie ogni anno uno dei fenomeni naturali più affascinanti: le migrazioni. Dall’oca indiana che supera la catena Himalaiana volando oltre i 9000 metri, alla giovane pittima, uccello migratore che ha volato per 13560 km senza mai fermarsi; le nuvole sono spettatrici di imprese che farebbero impallidire il più tenace degli sportivi.
Le sterna artica
Compiereste più di 90.000 km in un anno, tutti gli anni? C’è chi lo fa ed è un piccolo uccello marino che ogni anno migra dal circolo polare artico al circolo polare antartico. Andata e ritorno. Leggera, con ali strette e corpo affusolato, la sterna artica è l’uccello che compie la migrazione più lunga. Si riproducono nella tarda primavera artica per poi seguire il sole e la bella stagione fino all’altro capo del mondo. Due mesi di viaggio e una vita che può accumulare più di 2 milioni di km, tre volte il viaggio di andata e ritorno Terra-Luna.
Dove manca acqua si crea un deserto. È proprio la scarsità di precipitazioni, ancor più che la temperatura, a rendere un’area desertica. La poca acqua che c’è è preziosissima e non va persa. Ecco allora che la vegetazione ha fusti trasformati in riserve d’acqua e foglie trasformate in spine. La poca fauna presente deve trovare strategie per poter usufruire della condensa che si genera con i cambi di temperatura. I suoli sono poco fertili, di conseguenza pochissime le fonti di cibo. Tali caratteristiche rendono i deserti ambienti a bassa biodiversità. Chi è riuscito ad adattarsi, però, ha evoluto caratteristiche sorprendenti.
Il pesce delle sabbie
Lo chiamano il pesce delle sabbie, ma è una lucertola e vive nei deserti sabbiosi.
Passa gran parte del tempo sotto la sabbia per sfuggire alle ore più calde e ai predatori. La sua particolarità è quella di “tuffarsi” a grande velocità nella sabbia e di nuotare sotto la superficie con soli movimenti ondulatori simili a quelli del serpente.
Sapevate che i coralli sono animali? Colonie di animali per l’appunto, formate da minuscoli polipi avvolti da gusci di carbonato di calcio. Sono loro che danno vita alle barriere coralline, tipiche dei mari tropicali, uno degli ambienti più complessi e biodiversi dell’intero pianeta. Prevalentemente in acque basse, ad alto irraggiamento solare, i coralli creano essi stessi l’ambiente per migliaia di organismi animali e vegetali che nelle intricate masse calcaree trovano nutrimento e riparo. Questa incredibile ricchezza si riflette anche nell’incredibile varietà di colori evolutisi per corteggiare, difendersi, predare e persino ingannare i propri vicini di casa.
La canocchia pavone
Se si parla di colori nella barriera corallina, la canocchia pavone ne è di certo la regina! Tipico delle scogliere coralline indo-pacifiche, questo appariscente crostaceo è famoso per sferrare alle sue prede infallibili colpi. La canocchia pavone si nutre di altri crostacei o di molluschi bivalvi che attacca con le sue appendici anteriori a forma di clava. La velocità con cui infligge i colpi (80 km/h) e la forza che applica rendono la canocchia pavone un temibile predatore delle barriere coralline.